In questo articolo ti parlerò di una delle due tecniche che ho “rubato” al mondo del restauro e che è diventata uno dei tratti caratteristici del mio lavoro.
Ma prima lascia che ti dica il perché confesso di aver rubato queste tecniche…
Viste le influenze che hanno segnato la mia crescita personale e lavorativa, era inevitabile che, con una madre restauratrice, alcune tecniche impiegate per la realizzazione delle mie opere siano state, per così dire, “rubate” al mondo del restauro.
In particolare mi riferisco all’impiego della foglia oro e all’utilizzo della tecnica del rigatino. Oggi ti parlerò della prima, ossia l’uso della foglia oro.
L’ossessione per la foglia oro e la “Sindrome del tocco di Re Mida”
Si sa che l’oro è di per sé opulento e, se il suo utilizzo non viene sapientemente dosato nella decorazione, si può correre il rischio di far diventare l’opera o l’oggetto decorato pacchiano, se non addirittura volgare.Questo rischio di esagerare e di eccedere può portare a quella che io ironicamente chiamo la “Sindrome del tocco di Re Mida”.
È un effetto (questa sindrome) che mi coglie nella fase di decorazione. Quando inizio ad applicare la foglia oro, sono istintivamente portata ad aggiungerne sempre di più…
Finisco col dirmi “Ce ne vuole ancora un po’ ” oppure “Manca ancora un ultimo tocco”.
Fortunatamente, con gli anni, gli esperimenti e la disciplina, sono riuscita a trovare il giusto equilibrio ed ora riesco a fermare l’irrefrenabile istinto di applicare “Quell’ultimo foglietto” che rischierebbe di rovinare il bilanciamento e l’armonia del disegno.
Un aspetto che poi mi ha sempre affascinato della foglia oro è l’antico sistema produttivo grazie al quale la si otteneva.
Il metodo produttivo originale – già in voga nell’epoca egizia – prevedeva l’impiego di magli che battevano e laminavano l’oro fino ad ottenere degli strati sottilissimi; dei veri e propri fogli dorati.
Tutto ciò che prevede pazienza, tecnica ed artigianalità ha sempre provocato un grande interesse e fascino in me.
E questa è stata una delle ragioni che mi ha portato a scegliere un artigiano ben preciso per quanto riguarda la fornitura della foglia oro. Ci ho scritto sopra un articolo appositamente dedicato che trovi cliccando qui e che ti invito a leggere per scoprire una di quelle meravigliose realtà artigiane che ormai, purtroppo, stanno scomparendo.
Tornando a noi… Bisogna inoltre dire che ci vuole un’incredibile disciplina e pazienza, non solo nella produzione ma anche nel suo utilizzo!
Non mi riferisco tanto al pericolo di incappare nella rischiosa sindrome di cui accennavo poco fa, ma piuttosto all’applicazione in sé e per sé.
Infatti, una volta stesa la missione (la colla utilizzata per far presa sul foglio di carta), bisogna essere particolarmente attenti persino al respiro!
Infatti, se non si pone particolare attenzione, un semplice respiro è in grado di far disperdere i vari fogli dorati – che sono finissimi e leggerissimi – in giro per tutto il laboratorio, ricreando così la stessa sensazione che potresti avere se tu ti trovassi in una di quelle palle natalizie con all’interno la neve artificiale.
Ora che sai che oltre allo studio del soggetto, la ricerca di armonia e lo studio dell’equilibrio delle forme ci vogliono anche delle doti da apneista, sei finalmente consapevole della fatica che si cela dietro ad ogni opera dove vedi la foglia oro…
Questa necessità di disciplina, calma e precisione ci porta alla seconda tecnica rubata al mondo del restauro, ossia il rigatino.
Puoi leggere subito l’articolo dedicato a questa tecnica cliccando qui.
Ora torno a fare la punta alle matite… A presto!
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