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Uno dei corsi più belli che ho frequentato all’Accademia di belle arti di Venezia, (ormai qualche tempo fa), era tenuto da un professore che aveva deciso di dare un taglio diverso al solito corso sull’antropologia delle arti, incentrandolo sul tema della Melanconia. 

 

Molti dei più famosi artisti e filosofi hanno sperimentato questo stato dell’anima; tra i più celebri vi è sicuramente Van Gogh, che con i suoi diari ci fornisce la prima vera e propria testimonianza scritta del potere terapeutico che l’arte ha sull’uomo.

 

Ma cos’è esattamente la Melanconia, questa dolce tristezza che rende gli artisti “tormentati” e incupisce chiunque la sperimenti, anche le persone che non hanno a che fare con un imponente flusso creativo da gestire. Sono certa che a ognuno di noi sarà capitato di sentirsi un po’ malinconico, anche senza un apparente motivo.

 

Il corso si sviluppa e l’irresistibile voce del mio professore diventa un ponte che collega uno stato d’animo fatto di attese, pieno di insensatezza e frustrazione, ad un concetto nuovo, pieno di senso.

 

La melanconia è quello stato dell’anima che prelude all’atto creativo. È gravidanza necessaria alla nascita. È quel silenzioso lavorio già all’opera dentro di noi che, quando ancora non ne siamo consapevoli, consente di far venire alla luce qualcosa di nuovo e ispirato.

 

Appreso questo, la melanconia non è più qualcosa da temere e dalla quale fuggire ma, al contrario, è uno stato da accogliere e valorizzare. 

 

Questo pensiero è stato per me rivoluzionario, e mi ha permesso di comprendere che, a volte, c’è bisogno di un vuoto fertile per far affiorare nuove idee e lasciare spazio a nuovi progetti.

 

A questo punto forse ti starai chiedendo:

 

“Stefania è tutto molto bello ma perchè mi stai parlando di tutto ciò?”

 

La risposta è semplice: è passato molto tempo dal mio ultimo articolo su questo blog (troppo tempo e di ciò ti chiedo scusa), molte cose sono successe e questo silenzio o per rimanere in tema, questa “gestazione”, ha portato finalmente i suoi frutti che oggi ho il piacere di condividere con te.

 

Ormai sono passati parecchi anni da quando ho deciso di concentrarmi sulla mia vera passione, il disegno.

 

La mia prima mostra personale a Trieste mi ha dato la possibilità di sperimentare quanto il confronto con le persone sia fondamentale per il mio lavoro. Tutti gli spunti e i commenti che ho ricevuto mi hanno spronato a continuare, dandomi nuova linfa dalla quale attingere.

 

E credo che coloro che sono venuti a vedere i miei lavori dal vivo abbiano avuto un effetto ben diverso rispetto a quello che si può avere quando si guarda un’opera da uno schermo del computer o del cellulare.

 

Così ha iniziato a frullarmi per la testa un’idea, un sogno più che altro: quello di aprire un mio laboratorio a Venezia.

 

Sapevo che non sarebbe stato facile. Trovare il posto giusto in una città come Venezia che, pur essendo tra le più belle al mondo porta con sé molti limiti e contraddizioni, sarebbe stata un’impresa ardua.

 

La ricerca è stata molto lunga e travagliata, alcune false speranze sono state infrante e, lo confesso, ci sono stati dei momenti in cui la mia determinazione ha vacillato. 

 

Ma oggi posso dire di aver finalmente trovato il posto giusto!

 

Non serve che ti dica quanto per me questo rappresenti una svolta epocale – o come dicono gli americani una “milestone” da festeggiare e ricordare!

 

Presto ti aggiornerò su tutti gli sviluppi e questa volta, puoi contarci, mi sentirai più spesso 😉

 

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Per il momento è tutto. Ora torno a fare la punta alle matite!

 

A presto,

Stefania

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